La L.I.F.T., acronimo di “Ligation of Intersphinteric Fistula Tract” (ovvero legatura del tratto inter-sfinterico della fistola), è una metodica “sphincter saving” cioè una metodica che non prevede sacrificio degli sfinteri cioè delle strutture muscolari che, contraendosi e rilassandosi, regolano il passaggio delle feci. Pertanto la LIFT non compromette la continenza anale. Tali caratteristiche la rendono idonea al trattamento di fistole “complesse” cioè di fistole che attraversano uno spessore consistente di sfintere e pertanto non possono essere trattate con fistulotomia, cioè la sezione completa di una fistola.
La procedura consiste nell’isolamento e nella sezione (interruzione) della fistola nel suo punto di passaggio tra i due sfinteri (interno ed esterno) cioè nel cosiddetto spazio inter-sfinterico. Ciò consente, oltre che di interrompere la fistola, di drenare tale spazio dove alberga la infezione che ha dato origine e sostiene la fistola.
Si tratta di una tecnica poco costosa perché impiega solo la strumentazione chirurgica tradizionale. Come per tutte le tecniche chirurgiche disponibili al momento, la percentuale di guarigione non arriva al 100% ma è comunque tra quelle più alte registrate: fino all’80% dei pazienti trattati con La LIFT va incontro a guarigione. Considerando ciò le linee guida della SICCR 2020 (Società Italiana di Chirurgia Colo-Rettale) le assegnano un grado di raccomandazione 1B. La affidabilità di questa tecnica ha fatto guadagnare il mio favore e pertanto la utilizzo molto frequentemente.

Come raccomandato da diversi lavori scientifici, per aumentare la chance di guarigione, preferisco eseguire questo intervento dopo aver messo a dimora nella fistola, per almeno un paio di mesi, un “setone”: la flogosi si riduce e il tramite fistoloso diventa fibroso-cicatriziale e quindi più facile da individuare e sezionare.